Giro del lago d’Iseo in kayak in 2 giorni

Cronaca semiseria e scanzonata di un

Giro del lago d’Iseo in kayak in 2 giorni

22-23 Agosto 2020

 

Protagonisti ed interpreti:

Il Fiore

Il Giorgino

Il Guido

La Maura



1° Giorno

Eccoci, sabato 22 Agosto alle ore 7,00, al base kayak al Fontanì. Le previsioni non sono entusiasmanti, oggi dovrebbe essere il giorno più caldo dell’estate e domani sono previsti i temporali di fine stagione…..Ma ormai il Giorgino ha così insistito che non ci si può tirare indietro.

Il Fiore, da vero uomo, si porterà tutto in canoa (tenda, materassino, ricambi,ecc) compresi ben 6 litri di te’…Alla fine ha un kayak che peserà 80 chili, dobbiamo prenderlo in quattro per vararlo, con tanto di bottiglia di champagne che non si schianterà sul kayak per evitare un infarto del Fiore. Al gruppo viene persino il dubbio che nei gavoni ci sia anche una bambola gonfiabile ma non avendo raccolto alcuna prova, sono solo vergognose illazioni.

Noi più umani, abbiamo portato il giorno precedente, al camping Eden di Pisogne, tutto il “necessaire” per dormire tranquilli. 


Alle ore 7,30, puntualissimi con Francy Kayak e la figlia Lisa kayak, assistiti dal fotografo Massimo kayak, partiamo alla volta di Tavernola, ( 10 Km.) prima sosta prevista.  

Giornata più fresca del previsto, lago vuoto, anche se un po’ ventoso, si  testano spalle, gambe e polsi.

Alle ore 9,20, puntuali come quelli della mascherpa, siamo a Tavernola. Colazione, alimentazione, caffè e poi si riparte per il secondo obiettivo: l’Orrido del Bogn.



All’altezza del faro dopo Portirone, Francy Kayak e figlia, ci salutano e ritornano alla base. Noi proseguiamo con lago piatto, giungiamo a Zù con il suo bellissimo ex cementificio ristrutturato in residence; ormai Riva di Solto (con il suo bellissimo centro storico) è a portata di mano. Ed è qui che inizierà il dibattito su qual è la location più carina (tanto sognare non costa niente).

Ogni tanto il Guido aziona il fischietto per rallentare la TurboMaura, passiamo Riva di Solto, ormai l’Orrido è li che ci aspetta per la meritata sosta pranzo. Entriamo nella baia e le montagne a strapiombo sembra che si aprano per farci entrare. Il Bogn non delude mai, l’acqua è turchese, le rocce e la flora, fantastiche. Siamo in perfetta tabella di marcia. (ore 12,30 Km. 18,5) Tirati a riva i kayak ci rifocilliamo e facciamo un meritatissimo “Bagn al Bogn”.



Ci godiamo il fresco, tanto, fuori dalla baia ci sarà da ballare….

Alle 13,30 si riparte, dribbliamo la Punta delle Croci Bergamasche (con la Madonnina) ed entriamo nell’ampia insenatura delle cave Di Ceppo di Grè (il giorgino incomincia a “rompere” con le sue descrizioni pseudo turistico-industriali). Alla fine della lunga insenatura passiamo il promontorio e ci immettiamo nella bellissima baia di quello che io chiamo l’Orrido di Castro. Il lago incomincia a muoversi, ma le bellissime pareti a strapiombo, il colore dell’acqua e la luce del cielo, non possono non essere immortalate dal cellulare del Giorgino. Tirato fuori il cellulare ed apprestatosi a scattare l’immagine della sua vita….un’onda da dietro colpisce la pagaia e nel tentativo di non perderla…opplà il cellulare è in acqua. Il poverino (cioè il cellulare) tenta disperatamente di nuotare ma dopo poche bracciate, si inabissa nel verde delle acque dove rimarrà per l’eternità a far compagnia a vecchie auto. Seguono alcune piccole imprecazioni del Giorgino e commenti del gruppo molto lusinghieri e consolatori del tipo “alà bigol, ta saret bambo, ma non l’avevi legato?…. Seguono alcuni minuti di silenzio ed un “amen” pone fine alla tristezza che si ripresenterà ogni tanto con l’emissione da parte del Giorgino di pigolii (pii,pii) seguiti da singhiozzi. 

Ma il bello doveva ancora arrivare, passato Castro ed approssimandosi alla penisola dell’ Italsider il vento diventa impetuoso ed il lago si colora di bianco, si balla eccome. Le onde vengono da dietro e si fatica a tenere in asse il kayak; il paraspruzzi ci salva più volte dal riempimento dello scafo. Entrati nella baia di fronte a Lovere il lago diventa nuovamente docile e ci riposiamo un attimo. La stanchezza incomincia un po’ a farsi sentire e la chiesa di Pisogne invece di avvicinarsi, si allontana sempre più.  Giunti davanti al lungolago di Lovere, decidiamo di non fare l’ultimo tratto sia perché è brutto sia perché il lago è diventato di nuovo “cattivo”. Stavolta le onde arrivano dal lato destro ed il kayak finisce più volte sommerso dall’acqua. Procediamo a fatica in parte controvento, ma ormai la chiesa di Pisogne è nei nostri mirini e poco dopo approdiamo al meraviglioso Camping EDEN.

Sono circa le 15,00 in perfetto orario. Stanchi ma felici, andiamo alla reception dove la bravissima impiegata (se non erro Gloria), dopo essersi complimentata per l’impresa, ci da la piazzola che avevamo adocchiato. Non facciamo in tempo a montare le tende che il cielo diventa plumbeo, il vento si fa impetuoso ed il lago diventa bianco. Per fortuna piove  poco ed il vento rimane al largo.

Doccia, cambio, ed andiamo a vederci Pisogne che merita davvero. Giretto sulla torre del Vescovo, camminata perditempo per i vicoletti ed aperitivo in un baretto all’interno gestito e frequentato da locali.

De Andre’ deve aver scritto la sua celeberrima canzone “la città vecchia” non nei vicoli di Genova ma in quelli di Pisogne ( “quattro pensionati mezzo avvelenati al tavolino. Li troverai la, col tempo che fa’, estate e inverno,  a stratracannare a stramaledir, le donne il tempo ed il governo” Cit.) 
Divertìti, ci dirigiamo verso il ristorante “da Clemente” cucina locale,consigliato dal camping.

Ci portano delle ottime tagliatelle ai funghi porcini e quando chiediamo il formaggio, l’oste, guardandoci sdegnato, dice” il formaggio sui nostri funghi?” Quando il Fiore risponde, tra il serio ed il faceto, che lui il formaggio qualche volta lo mette anche sul pesce, ci manca poco che l’oste gli tolga il piatto dal tavolo. A seguire mangiamo bollito misto (testina e lingua il Guido), bistecca di cavallo (la Maura) e filetti di persico fritti (il Giorgino ed il Fiore). Tutto molto buono ad un prezzo onesto. Un fiasco di rosso (più un piccolo goccettino di “straforo”) caffè ed ammazza caffè.
Non che avessimo bisogno di essere ammazzati, eravamo già abbastanza stanchini da soli.

Campeggio e nanna.

 

2° Giorno

Alle 6,30 la “sveglia a prostata” fa alzare i 3 maschietti; si alza anche la Maura che non dovrebbe essere fornita di tale “App”….

Lo spettacolo dalla spiaggia del campeggio è veramente da Eden. Il lago è una tavola blu, il cielo azzurro, la corna dei Trentapassi si tuffa sulla sinistra e dall’altra parte le risponde l’orrido del Bogn. Sullo sfondo Riva e Fonteno a chiudere il lago che sembra finire li.

Le previsioni meteo restano ferme su “temporali forti tra le 13,00 e le 15,00”, per cui decidiamo di portarci avanti il prima possibile.

Colazione veloce, poi Giorgino, Guido e Maura salgono sul loro CuloKayak mente il Fiore sale sul suo TeCargoKayak , cosi chiamato perché pesa come un cargo ed, a quanto pare, ha un propulsore alimentato a tè. Sono le 8,15

Il lago è una tavola ed un leggero vento a favore ci fa andare via lisci; lasciamo alle nostre spalle la bella frazione di Toline, doppiamo la Punta delle 3 Croci Bresciane, passiamo le bellissime pareti a strapiombo sotto la Corna dei Trentapassi, arrabbiandoci per come è ben tenuta la vecchia strada in costa bresciana, mentre in costa bergamasca è tutta chiusa e abbandonata.


Giungiamo a Vello (con bellissima chiesetta romanica e cimitero) alle 9,30 con mezz’ora di anticipo sulla tabella di marcia, perciò allunghiamo la sosta fino a Marone. Piccola sosta di rifocillamento e sgranchimento muscolare. Il cielo è ancora bello, si affacciano nuvole sia a monte che a valle ma, per ora, sono sbuffi bianchi apparentemente innocui. Le previsioni non sono cambiate: temporali dalle 13,00 alle 15,00. Ripartiamo alla volta di Sale Marasino con la bellissima chiesa che domina il paese; il lago piatto e le nuvolette ci fanno filare via veloci con poca fatica.

Il lato bresciano da qui a Sulzano è molto più lungo che il lato di Montisola ma la bellezza della costa con innumerevoli ville, giardini, darsene,ecc rende la pagaiata molto piacevole. Poco prima del Montecolo il TecargoKayak del Fiore accusa i primi sintomi di cedimento. Altra piccola sosta con bagno di rinfresco, alimentazione. Ci viene il dubbio che il motore alimentato a tè si sia fuso……

Ripartiamo e TurboMaura un po’ in ansia per il meteo propone di tirare dritti fino alla meta (gulp) sono le 12,15 ed abbiamo ancora almeno due ore e mezzo di pagaiata. Comunque concordiamo e con andatura tranquilla ma costante avanziamo. Scorgiamo il campanile di Iseo mentre la chiesa di Paratico è ancora un puntino in fondo al lago.


Fuori Iseo il Fiore si domanda perché si senta un po’ affaticato. Lo guardiamo e gli ricordiamo che sta viaggiando da 45 chilometri con una zavorra dentro al kayak. Quando lui, stupito, ci risponde che in effetti potrebbe essere e che non ci aveva pensato, capiamo che il motore è fuso del tutto.

Anche TurboMaura, che oggi viaggia sulla RomanticKayak con  rosa rossa (donata dal Fiore) sulla retina del kayak, ad un certo punto chiede perplessa: “quanto manca ?” e, subito dopo, confonde i cantieri Piantoni a Predore con i cantieri Riva. Come confondere un RIO 310 con un Acquarama.

Il Guido invece è fresco come una rosa, ogni tanto impenna il kayak, fa un eschimo, pagaia da una parte sola e, per non annoiarsi, fa qualche decina di metri pagaiando con le mani e pagaia stretta fra i denti alla Indiana Jones. Il Giorgio con il suo DieselKayak avanza lanciando ogni tanto qualche piii e singhiozzando periodicamente per la perdita dello scoccio fono (Cit. Sanantonio) Passiamo Iseo, dribbliamo Sassabanec sono le 13,00; il campanile di Clusane è nel mirino, ormai i motori cantano,la pagaiata è serena. Il cielo si rannuvola sempre più ma niente di preoccupante.

Il lago è una tavola blu, niente motoscafi, silenzio, pace. L’acqua è limpidissima, le alghe di un verde lucente, non sembra di essere su un kayak ma su di un aereo che sorvola boschi meravigliosi.
All’improvviso un urlo squarcia il cielo.
E’ il Giorgino che, a squarciagola urla: “ E’ fattaaa, E’ fattaaaaaa. Il gruppo si scuote ma subito dopo si riprende. Eh si, è proprio fatta, a questo punto niente ci può fermare. Si ride, si scherza, la fatica è passata.
Passiamo Clusane, il pontile del traghetto, i canneti. Sulla punta del canneto, quasi di fronte alla base viriamo a destra e mettiamo nel mirino la Stella Maris che, da piccola chiesetta che era, ora sembra Notre Dame.
Ci mettiamo in formazione, appaiati con i nostri 4 kayak gialli. Le prue si alternano avanti ed indietro, come in una sequenza da gara. Il cielo sopra Paratico e Gandosso adesso è plumbeo ma non può farci più niente.
All’improvviso un kayak rosso viene verso noi, pensiamo che sia il comitato dei festeggiamenti per il nostro arrivo ed invece è il TurboFrancescoSvanettiKayak  che vola verso Clusane (tornerà sotto un diluvio).
Noi proseguiamo e scorgiamo il nostro fedele fotografo Massimo Kayak che ci attende con foto e Prosecco.

Ultime pagaiate,Arrivati, Pagaie al cielo, Urrà.


Sarnico, 23 Agosto 2020



 

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